Tesi magistrale
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414 lines
17 KiB

  1. %%%%%%%%% %%%%%%%%% %%%%%%%%% %%%%%%%%% %%%%%%%%% %%%%%%%%% %%%%%%%%%
  2. \chapter{Apparato sperimentale}
  3. \label{cap:methods}
  4. L'apparato sperimentale realizzato consiste in un microscopio
  5. invertito, progettato con la collaborazione dell'Officina Meccanica
  6. del LENS, che combina l'illuminazione a luce trasmessa con un sistema
  7. di due pinzette ottiche posizionabili elettronicamente e con uno
  8. schema di microscopia di epifluorescenza, in grado di raggiungere
  9. la sensibilità di singola molecola e di alternare diversi schemi
  10. di illuminazione (campo largo, TIRF, HILO).
  11. Una rappresentazione schematica del microscopio è mostrata in figura
  12. \ref{fig:microscope}.
  13. %%%%%%%%% %%%%%%%%% %%%%%%%%% %%%%%%%%% %%%%%%%%% %%%%%%%%% %%%%%%%%%
  14. Il sistema è ottimizzato per consentire la coesistenza e il
  15. funzionamento simultaneo - senza interferenze - dei tre principali
  16. schemi di microscopia e manipolazione:
  17. \begin{description}
  18. \item[Illuminazione a luce trasmessa:] la luce emessa da una
  19. sorgente LED a spettro largo viene collimata da un
  20. condensatore e trasmessa dall'alto verso il basso attraverso
  21. il campione.
  22. L'obiettivo posto sotto il campione raccoglie la luce
  23. trasmessa e ricostruisce un'immagine ingrandita del
  24. contrasto di densità dello stesso.
  25. \item[Pinzette ottiche:] due intensi fasci laser vengono
  26. collimati sul piano focale posteriore dell'obiettivo,
  27. quindi focalizzati sul campione. In questo modo possono
  28. essere usati per intrappolare e manipolare microsfere
  29. in soluzione. La radiazione laser diffusa che attraversa
  30. il campione e viene raccolta dal condensatore può essere
  31. analizzata per monitorare lo stato delle trappole e lo
  32. spostamento dal centro delle sfere intrappolate.
  33. \item[Epifluorescenza:] Un fascio laser di eccitazione viene
  34. focalizzato sul piano focale posteriore dell'obiettivo, e
  35. quindi trasmesso collimato attraverso il campione. La
  36. radiazione di fluorescenza emessa all'indietro dal campione
  37. viene nuovamente raccolta dall'obiettivo e attraverso
  38. un opportuno specchio dicroico disaccoppiata dal fascio
  39. di eccitazione.
  40. \end{description}
  41. \begin{figure}[ht]
  42. \centering
  43. \includegraphics[width=1.1\linewidth]{images/microscope.pdf}
  44. \caption{Schema delle componenti principali del microscopio e dei percorsi
  45. ottici utilizzati. A: luce trasmessa, B: pinzette ottiche, C: epifluorescenza.}
  46. \label{fig:microscope}
  47. \end{figure}
  48. Per evitare interferenze tra i tre schemi è stato necessario
  49. scegliere opportune lunghezze d'onda per la radiazione di
  50. illuminazione e, di conseguenza, appropriati specchi dicroici
  51. e filtri.
  52. L'illuminazione a luce trasmessa è realizzata sfruttando una
  53. sorgente LED con spettro di emissione centrato a \SI{780}{\nm},
  54. le due pinzette ottiche vengono realizzate partendo da un laser
  55. a stato solido Nd:YAG con emissione a \SI{1064}{\nm}. Per la
  56. microscopia di fluorescenza si usano per l'eccitazione sorgenti
  57. laser a diodo alle lunghezze d'onda di \SIlist{488;532;635}{\nm} e
  58. l'emissione dei fluorofori fino a \SI{700}{\nm} può essere raccolta
  59. e disaccopiata dall'illuminazione a luce trasmessa.
  60. \section{Microscopio e traslatori}
  61. Gli elementi ottici e optomeccanici principali che costituiscono
  62. il microscopio sono assemblati su una struttura metallica
  63. personalizzata, realizzata dall'Officina Meccanica del LENS.
  64. Questa struttura è poggiata su un tavolo ottico attraverso quattro
  65. elastomeri termoplastici (Newport NewDamp™) in grado di attenuare
  66. significativamente le vibrazioni meccaniche.
  67. Il tavolo ottico (Melles-Griot) è a sua volta isolato dal pavimento
  68. attraverso un sistema di smorzamento attivo ad aria compressa.
  69. Una miscela in soluzione acquosa delle varie molecole necessarie
  70. per gli esperimenti viene caricata in una camera di reazione
  71. realizzata tra due vetrini (portaoggetti e coprioggetti).
  72. Il preparato così assemblato viene fissato nel microscopio, attraverso
  73. quattro viti, su un tavolino traslatore (il \textit{traslatore corto
  74. raggio} in figura \ref{fig:microscope}), trovandosi quindi tra il
  75. \textit{condensatore} e l'\textit{obiettivo}.
  76. Per gli scopi di questa tesi sono stati usati due obiettivi
  77. differenti:
  78. \begin{itemize}
  79. \item Un obiettivo planapocromatico 60x a immersione ad acqua,
  80. con alta apertura numerica ($NA = 1.22$) e distanza di lavoro
  81. di \SI{0.2}{\mm} (Nikon)
  82. \item Un obiettivo TIRF (??) a immersione a olio (Nikon)
  83. \end{itemize}
  84. Il primo obiettivo presenta le caratteristiche migliori per quanto
  85. riguarda l'efficienza delle pinzette ottiche, anche a profondità
  86. significative all'interno del campione.
  87. Il secondo obiettivo invece permette la realizzazione di schemi di
  88. illuminazione TIRF, al prezzo di un'efficienza delle pinzette ottiche
  89. che decresce rapidamente all'aumentare del volume di campione
  90. attraversato.
  91. La posizione del campione rispetto al centro del percorso ottico
  92. può essere modificata attraverso due traslatori controllati
  93. elettronicamente, uno di tipo piezoelettrico (Physik Instrumente, ??)
  94. per spostamenti veloci e con risoluzione nanometrica, con una corsa di
  95. \SI{100}{\um} per asse, e uno di tipo motore passo-passo
  96. (Steinmeyer, KDT105-PM) per spostamenti macroscopici con una corsa di \SI{50}{\mm} per asse.
  97. Il piano focale può essere modificato variando la posizione
  98. dell'obiettivo, grazie a un posizionatore verticale piezoelettrico
  99. (Physik Instrumente, PIFOC™ ??) con con una corsa di \SI{400}{\um}
  100. e risoluzione nanometrica. Il microscopio è stato progettato in modo
  101. che al centro della corsa il piano focale si trovi in corrispondenza
  102. della superficie interna del vetrino portaoggetti (per un campione
  103. preparato nel modo descritto nei paragrafi precedenti).
  104. I posizionatori piezoelettrici per lo stage XY e per l'obiettivo
  105. sono connessi a due moduli elettronici di controllo (rispettivamente
  106. ?? e ??) e dotati di sensori che permettono il funzionamento in
  107. modalità a ciclo chiuso. I motori passo-passo del traslatore a lungo
  108. raggio sono invece controllati da un modulo elettronico fornito da
  109. Galil Motion Control e equipaggiati di un \textit{encoder} che
  110. permette la selezione e il monitoraggio della velocità di spostamento.
  111. Le tre unità di controllo sono connesse ad un PC mediante interfaccia
  112. seriale RS232 e possono essere programmate e controllate usando
  113. i protocolli di comunicazione GCS per i moduli Physik Instrumente
  114. e GC \cite{gclib} per il modulo Galil Motion Control.
  115. Per semplificare l'utilizzo dei tre gli attuatori durante
  116. la manipolazione di un campione è stato sviluppato un software
  117. in ambiente LabVIEW che implementa i protocolli di comunicazione
  118. richiesti.
  119. In particolare il software sviluppato consente di utilizzare
  120. levette analogiche e cursori di un \textit{controller} della console
  121. Xbox 360 (Microsoft) per inviare comandi agli attuatori, rendendo la
  122. manipolazione del campione particolarmente semplice e intuitiva.
  123. \section{Illuminazione a luce trasmessa}
  124. La radiazione emessa da un LED ad alta intensità (Thorlabs, M780L3)
  125. con picco di emissione centrato nell'infrarosso, a \SI{780}{nm},
  126. viene filtrata con un filtro passa-basso (Thorlabs, FEHL0750) in modo
  127. da sopprimere l'emissione a lunghezze d'onda inferiori a \SI{750}{nm}
  128. che andrebbe a interferire con il rilevamento della fluorescenza.
  129. Successivamente, con l'ausilio di una singola lente e un accoppiatore
  130. in fibra (Thorlabs), la radiazione emessa dal LED e filtrata
  131. viene immessa in una fibra ottica e trasportata in corrispondenza del
  132. microscopio. All'altra estremità della fibra un sistema formato da un
  133. collimatore, un diaframma e una lente aggiusta le dimensioni e la
  134. divergenza del fascio di illuminazione, direzionandolo collimato verso
  135. il piano focale posteriore del condensatore.
  136. Il fascio di illuminazione viene quindi focalizzato sul campione, lo
  137. attraversa e la radiazione trasmessa e diffusa viene raccolta
  138. dall'obiettivo.
  139. Gli obiettivi usati sono corretti all'infinito, questo significa
  140. che i raggi in uscita dall'obiettivo sono collimati.
  141. Inserendo nel percorso ottico una \textit{lente di tubo} l'immagine
  142. viene messa a fuoco in un piano ben preciso.
  143. La distanza focale dell'obiettivo è di \SI{3.3}{\mm}, quella della
  144. lente di tubo di \SI{250}{\mm}.
  145. Otteniamo quindi la formazione di un immagine del piano del campione
  146. selezionato a una distanza di \SI{250}{\mm} dalla lente e con un
  147. fattore di ingrandimento $M = 250/3.3 \approx 75$.
  148. Questa immagine viene ulteriormente ingrandita mediante l'uso di
  149. un'ulteriore lente con distanza focale \SI{75}{\mm} posta a
  150. \SI{350}{mm} dalla lente di tubo.
  151. In questo modo si ottiene, a una distanza di \SI{30}{\cm} dall'ultima
  152. lente un ulteriore ingrandimento di un fattore $M' = $
  153. dalla lente di tubo. catturata, dopo aver attraversato un
  154. \textit{beam-splitter}, da due sensori CMOS monocromatici
  155. (Thorlabs DCC1545M).
  156. La potenza viene suddivisa tra i due sensori secondo il rapporto
  157. 90:10. Il sensore che riceve la frazione maggiore di potenza sarà
  158. utilizzato per il sistema attivo di stabilizzazione meccanica (descritto
  159. in sezione \ref{sec:active_stab}), l'altro sensore verrà utilizzato
  160. per mostrare costantemente su un monitor la situazione del campione.
  161. \section{Fluorescenza}
  162. \section{Pinzette ottiche}
  163. Il fascio \textit{laser} collimato in uscita da una sorgente
  164. \ce{Nd}:\ce{YVO4} attraversa immediatamente una serie di due isolatori
  165. ottici, necessari per ridurre al minimo le instabilità della sorgente
  166. dovute alla retro-riflessione.
  167. Successivamente, dopo aver attraversato una lamina $\lambda/2$,
  168. viene diviso in due fasci ortogonali da un cubo polarizzatore.
  169. I due fasci avranno polarizzazioni parallele o perpendicolari rispetto
  170. alla superficie del tavolo ottico, e la lamina $\lambda/2$ consente di
  171. modificare la ripartizione di potenza tra i due rami.
  172. I due rami vengono ricombinati utilizzando un secondo cubo
  173. polarizzatore, dopo aver attraversato due modulatori acusto-ottici
  174. (\textit{Acousto Optic Modulator, AOM}).
  175. Gli AOM vengono realizzati ponendo un cristallo di quarzo in contatto
  176. con un trasduttore piezoelettrico: la radiofrequenza trasmessa al
  177. trasduttore consente l'instaurazione di un onda stazionaria acustica
  178. all'interno del cristallo, che si comporta sostanzialmente come un
  179. reticolo di diffrazione. Variando l'ampiezza e la frequenza del segnale
  180. elettrico inviato agli AOM è possibile modificare le caratteristiche
  181. dell'onda acustica stazionaria nel cristallo, e quindi ottenere una
  182. deflessione e una modulazione del fascio in uscita.
  183. Gli elementi ottici sono allineati in modo che quanto a entrambi
  184. gli AOM viene applicata una radiofrequenza di \SI{75}{MHz} i due rami
  185. incidano perpendicolarmente sull'ultimo cubo polarizzatore e proseguano
  186. il loro percorso esattamente sovrapposti (linea continua nella
  187. figura \ref{fig:aom}).
  188. \begin{figure}[ht]
  189. \centering
  190. \includegraphics[width=\linewidth]{images/aom.pdf}
  191. \caption{Caption}
  192. \label{fig:aom}
  193. \end{figure}
  194. Una coppia di lenti piano-convesse con distanze focali di
  195. \SIlist{??;??}{\mm} incrementa la dimensione del fascio e rende il
  196. piano focale posteriore dell'obiettivo coniugato con il piano
  197. delle uscite degli AOM. In questo modo, per qualsiasi deflessione
  198. angolare introdotta sui due rami i fasci delle due trappole
  199. passeranno sempre collimati per il centro del piano focale posteriore
  200. dell'obiettivo, con angolo d'incidenza dipendente dalla radiofrequenza
  201. applicata. I fasci, quindi, attraversano l'obiettivo e vengono
  202. focalizzati dentro il campione propagandosi parallelamente all'asse
  203. ottico principale. La variazione di angolo di incidenza nel piano
  204. focale posteriore dell'obiettivo si tradue in uno spostamento
  205. orizzontale dei fasci nel piano del campione: in questo modo,
  206. regolando la radiofrequenza degli AOM è possibile spostare la posizione
  207. delle trappole lungo una linea orizzontale all'interno del campione.
  208. I fattori di conversione tra posizione della trappola nel campione e
  209. frequenza inviata all'AOM, determinati dalle caratteristiche degli AOM
  210. e dalla geometria del sistema ottico, vengono determinati a posteriori
  211. visualizzando microsfere intrappolate e creando rette di calibrazione.
  212. \section{Force-clamp}
  213. In figura \ref{fig:setup} è mostrato uno schema integrale
  214. dell'apparato realizzato.
  215. Le componenti principali sono descritte nella sezione \ref{sec:setup}.
  216. Successivamente, nella sezione \ref{sec:stabilization} è descritto il
  217. sistema di stabilizzazione meccanica introdotto per compensare lo
  218. spostamento
  219. del campione dovuto a deriva termica e oscillazioni acustiche.
  220. Nella sezione \ref{sec:calibration} è descritta nel dettaglio la
  221. procedura usata per la calibrazione dei parametri delle trappole
  222. ottiche.
  223. L'esperimento tipico utilizzato per studiare l'interazione tra una
  224. proteina e un microfilamento di actina consiste in un saggio a tre
  225. sfere, o \textit{3-beads assay}. I dettagli per la realizzazione di
  226. questo esperimento sono illustrati nella sezione \ref{sec:3beads}.
  227. \section{Apparato sperimentale}
  228. \label{sec:setup}
  229. L'apparato sperimentale è stato realizzato presso i laboratori del
  230. LENS, sulla base dell'apparato utilizzato in precedenza dal di
  231. Biofisica di Singola Molecola per lo studio delle interazioni tra
  232. miosina e filamenti di actina e repressori della trascrizione
  233. e filamenti di DNA.
  234. L'apparto si compone di N parti principali:
  235. \begin{description}
  236. \item[Pinzette ottiche:] Una coppia di fasci gaussiani a \SI{1064}{\nm}, ottenuti da un laser a stato solido,
  237. \end{description}
  238. \begin{sidewaysfigure}
  239. \includegraphics[width=1.0\linewidth]{images/Setup.pdf}
  240. \caption{Caption}
  241. \label{fig:setup}
  242. \end{sidewaysfigure}
  243. \begin{sidewaystable}
  244. \centering
  245. \begin{tabular}{>{\tt}l l l >{\it}l l}
  246. \toprule
  247. Code & Type & Usage & Parameters & Product ID\\
  248. \midrule
  249. \multicolumn{5}{l}{\it Fluorescence Excitation Path}\\
  250. F-Clean635
  251. & Bandpass Filter
  252. & \SI{635}{\nm} laser clean-up
  253. & $\lambda_{centr}: \SI{640}{\nm},
  254. bw: \SI{14}{\nm}$
  255. & FF01-640/14-25\\
  256. L-TS1a
  257. & Plano-Convex Spherical Lens
  258. & Telescope for \SI{635}{\nm} laser
  259. & f: \SI{0}{\mm}
  260. & \\
  261. L-TS1b
  262. & &
  263. & f: \SI{0}{\mm}
  264. & \\
  265. L-TS2a
  266. &
  267. & Telescope for \SI{488}{\nm} laser
  268. & f: \SI{0}{\mm}
  269. & \\
  270. L-TS2b
  271. & &
  272. & f: \SI{0}{\mm}
  273. & \\
  274. DIC-532
  275. & Single-edge Dichroic Filter
  276. & Excitation beam multiplexing
  277. & $\lambda_{edge}: \SI{532}{\nm}$
  278. & Di02-R532-25-D\\
  279. DIC-488
  280. & &
  281. & $\lambda_{edge}: \SI{488}{\nm}$
  282. & Di02-R488-25-D\\
  283. L-TS3a
  284. & Achromatic Doublet
  285. & Telescope for comb. ex. lasers
  286. & f: \SI{0}{\mm}
  287. & \\
  288. L-TS3b
  289. & &
  290. & f: \SI{0}{\mm}
  291. & \\
  292. L-Exc
  293. &
  294. & Excitation beam focusing
  295. & f: \SI{0}{\mm}
  296. & \\
  297. DIC-Fluor
  298. & Quad-edge Dichroic Filter
  299. & Excitation/Emission separation
  300. & $\lambda_{edge}: \SIlist{405;488;532;635}{\nm}$
  301. & Di03-R405/488/532/635-t1 \\
  302. \multicolumn{5}{l}{\it Tweezers Path}\\
  303. L-TS4a
  304. & Plano-Convex Spherical Lens
  305. & Telescope matching isolator size
  306. & f: \SI{0}{\mm}
  307. & \\
  308. L-TS4b
  309. & &
  310. & f: \SI{0}{\mm}
  311. & \\
  312. L-TS5a
  313. & Plano-Convex Spherical Lens
  314. & Telescope after isolator
  315. & f: \SI{0}{\mm}
  316. & \\
  317. L-TS5b
  318. & &
  319. & f: \SI{0}{\mm}
  320. & \\
  321. L-Twz1
  322. & Plano-Convex Spherical Lens
  323. & Telescope after isolator
  324. & f: \SI{0}{\mm}
  325. & \\
  326. L-Twz2
  327. & &
  328. & f: \SI{0}{\mm}
  329. & \\
  330. DIC-Twz1
  331. & Single-edge Dichroic Filter
  332. & Tweezer beam insertion
  333. & $\lambda_{edge}: \SI{1064}{\nm}$
  334. & \\
  335. \multicolumn{5}{l}{\it Imaging Path}\\
  336. L-Im1
  337. & Tube Lens
  338. & Tube Lens
  339. & f: \SI{0}{\mm}
  340. & \\
  341. L-Im2
  342. & Imaging Lens
  343. & Imaging Lens
  344. & f: \SI{0}{\mm}
  345. & \\
  346. DIC-BF
  347. & Single-edge Dichroic Filter
  348. & Fluorescence/Brightfield demux
  349. & $\lambda_{edge}: \SI{705}{\nm}$
  350. & FF705-Di01-25x36\\
  351. F-BlockBF
  352. & Shortpass Filter
  353. & Residual brightfield suppression
  354. & $\lambda_{cut}: \SI{700}{\nm}$
  355. & FESH0700\\
  356. F-Emiss
  357. & Quad-band bandpass Filter
  358. & Fluorophore emission filtering
  359. & $\lambda_{centr}: \SIlist{446;510;581;703}{\nm}$
  360. & FF01-446/510/581/703\\
  361. F-BlockTwz
  362. & Bandstop filter
  363. & Fluorophore emission filtering
  364. & $\lambda_{centr}: \SIlist{446;510;581;703}{\nm}$
  365. & FF01-446/510/581/703\\
  366. \end{tabular}
  367. \caption{Caption}
  368. \label{tab:my_label}
  369. \end{sidewaystable}
  370. \section{Stabilizzazione meccanica}
  371. \label{sec:stabilization}