Le pinzette ottiche permettono di sondare il comportamento di
Le pinzette ottiche permettono di sondare il comportamento di
complessi proteici sottoponendo due molecole interagenti a stress
complessi proteici sottoponendo due molecole interagenti a stress
meccanici controllati e andando ad osservare come la dinamica delle
meccanici controllati e andando a osservare come la dinamica delle
interazioni dipenda dalle forze esterne.
interazioni dipenda dalle forze esterne.
Questo tipo di esperimenti si riconduce alle \emph{spettroscopie di forza},
Questo tipo di esperimenti si riconduce alle \emph{spettroscopie di forza},
@ -83,62 +83,65 @@ L'apparato sperimentale descritto in questo lavoro consiste sostanzialmente
in una ricostruzione di quello utilizzato in \cite{??} per lo studio dei motori
in una ricostruzione di quello utilizzato in \cite{??} per lo studio dei motori
molecolari per quanto riguarda la componente di spettroscopia di forza, integrato
molecolari per quanto riguarda la componente di spettroscopia di forza, integrato
con un sistema di microscopia di fluorescenza che consenta di osservare
con un sistema di microscopia di fluorescenza che consenta di osservare
simultaneamente la dinamica di singole molecole opp
simultaneamente la dinamica di singole molecole interagenti con le proteine
intrappolate.
Un sistema con queste caratteristiche è stato sviluppato in \cite{},
utilizzando due pinzette ottiche la cui posizione può essere
controllata in maniera ultraveloce attraverso modulatori
acusto-ottici (AOM). In questo modo è
intermittenti è necessario che le pinzette ottiche siano
combinate con tecniche ultraveloci per il posizionamento
delle trappole e il rilevamento degli spostamenti degli oggetti intrappolati. L'idea alla base di questi
esperimenti e alcuni esempi sono illustarti in
sezione \ref{sec:force_clamp}.
Fino a ora il principale limite di questi esperimenti è
Infatti, fino a ora il principale limite di questi esperimenti è
stato quello di produrre informazioni dinamiche
stato quello di produrre informazioni dinamiche
esclusivamente sui due componenti interagenti selezionati,
trascurando ogni altra possibile interazione.
esclusivamente sui due componenti interagenti selezionati per la
spettroscopia di forza, trascurando ogni altra possibile interazione.
Se in diversi scenari questo è più che sufficiente, alcuni
Se in diversi scenari questo è più che sufficiente, alcuni
sistemi biologici, come le giunzioni cellulari, sono formati da un gran numero di diverse proteine mutualmente
interagenti.
L'idea alla base di questa tesi è di osservare, durante
un esperimento di spettroscopia \textit{force-clamp} in
cui viene applicata una tensione e studiata l'interazione
tra due proteine appartenenti ad una giunzione cellulare,
la dinamica dell'interazione con altri fattori che potrebbero svolgere un ruolo importante nella trasduzione dei segnali meccanici.
La strategia scelta per ottenere questo prevede
di inserire questi fattori aggiunti alla cella di reazione
per l'esperimento \textit{force-clamp}, opportunamente
marcati con fluorofori, e di utilizzare opportune
tecniche di microscopia di fluorescenza per rilevare
l'interazione di questi fattori liberi in soluzione
con le proteine immobilizzate.
sistemi biologici, questo approccio mostra evidenti limiti nello
studio di una complessa rete di interazioni come quella delle giunzioni
cellulari.
Un apparato con queste caratteristiche dovrebbe consentire,
durante un esperimento di spettroscopia di forza, di registrare
simultaneamente sia la risposta meccanica delle due proteine immobilizzare,
sia l'eventuale interazione con altri fattori opportunamente marcati presenti
nella soluzione usata per l'esperimento.
L'ostacolo principale al raggiungimento di questo
L'ostacolo principale al raggiungimento di questo
risultato è dato dalla difficoltà di visualizzare,
risultato è dato dalla difficoltà di visualizzare,
tramite microscopia ottica, l'attività di una singola
tramite microscopia ottica, l'attività di una singola
molecola fluorescente legata sopra un fondo di fluorofori
liberi in soluzione. Per questo motivo è necessario
utilizzare tecniche che garantiscano un'elevata
soppressione del rumore di fondo, come la microscopia
a riflessione interna totale (TIRF, \textit{Total Interal Reflection Fluorescence microscopy}) o la microscopia
a fogli di luce laminari altamente inclinati (HILO, \textit{Higly Inclined and Laminated Optical sheet microscopy}). Queste tecniche insieme alle basi della
microscopia di fluorescenza sono descritte nella
sezione \ref{sec:fluo}.
In questo modo sarà possibile studiare, in un ambiente
controllato (proteine in soluzione e immobilizzate su microsfere), la complessa rete di interazioni che governa
il funzionamento delle giunzioni cellulari, aggiungendo
all'informazione \emph{meccanica} su due proteine soggette
a tensione esterna quella sull'attivaziono o disattivazione del legame con gli altri fattori coinvolti.
molecola fluorescente sopra un fondo di fluorofori
liberi in soluzione.
Una soluzione tipicamente adottata prevede l'uso di schemi di
o i fogli di luce inclinati (HILO, \textit{Highly Inclined and Laminated Optical sheet microscopy}), in modo da ridurre il volume di campione eccitato e quindi l'emissione
di fluorescenza di fondo.
Questi schemi di illuminazione però richiedono che il volume osservato
sia nelle immediate vicinanze della superficie del vetrino coprioggetti usato
per la preparazione del campione, condizione che è impossibile realizzare negli
esperimenti di spettroscopia di forza, dove le proteine vengono funzionalizzate su sfere dielettriche di dimensioni micrometriche. In questo caso infatti il volume di campione
dove si trovano le proteine interagenti ha uno quota significativa (diverse centinaia di
micrometri) rispetto al vetrino coprioggetti.
Scopo dell'apparato sperimentale sarà anche studiare la possibilità di superare
questo limite usando la sfera dielettrica come risuonatore ottico, e quindi come
strumento in grado di trasferire la radiazione di eccitazione dall'immediata prossimità
del vetrino coprioggetti ai fluorofori presenti in prossimità del sito di interazione.
In questo modo il segnale proveniente da molecole fuori fuoco, lontane dalla microsfera,
sarebbe efficaciemente soppresso.
Nelle prossime sezioni è possibile trovare una trattazione più approfondita degli
argomenti introdotti, in particolare nella sezione \ref{sec:giunzioni} vengono introdotti
due importanti tipologie di giunzioni cellulari particolarmente interessanti
per studio con un sistema combinato come quello qui descritto.
Nella sezione \ref{sec:ot} vengono trattate in maniera più approfondita le pinzette
ottiche e la loro applicazione agli esperimenti di spettroscopia di forza.
Nella sezione \ref{sec:fluo} vengono introdotti i principali limiti della microscopia di fluorescenza e le soluzioni proposte per il loro superamento.
Nel capitolo \ref{cap:methods} vengono descritte nel dettaglio le caratteristiche
dell'apparato sperimentale realizzato e le procedure di validazione, calibrazione e
acquisizione dei dati.
Nel capitolo \ref{cap:results} sono analizzati i dati prodotti durante le operazioni
di validazione dell'apparato sperimentale e delle procedure di misura per valutare
le prestazioni ottenibili e la loro adeguatezza agli esperimenti ipotizzati.
% Introduction on the importance of mechanotransduction
% Introduction on the importance of mechanotransduction
@ -291,8 +294,8 @@ in un fluido. L'interazione delle particelle con la radiazione fa si
che queste risentano di una forza di richiamo verso una posizione
che queste risentano di una forza di richiamo verso una posizione
di equilibrio in prossimità del fuoco del fascio.
di equilibrio in prossimità del fuoco del fascio.
Fin dalla loro ideazione furono subito messe in luci le potenzialità
di questa tecnica nella manipolazione di campioni biologici.
Fin dalla loro ideazione vennero subito messe in luce le potenzialità
di questa tecnica quando applicata alla manipolazione di campioni biologici.
Arthur Ashkin fu, nel 1986, il primo a realizzare sperimentalmente delle pinzette ottiche, riuscendo a intrappolare microsfere sintetiche e batteri\cite{Ashkin:86}. Per questo risultato gli fu conferito il premio Nobel nel 2018, \emph{``per le pinzette ottiche e le loro applicazioni ai sistemi biologici''}.
Arthur Ashkin fu, nel 1986, il primo a realizzare sperimentalmente delle pinzette ottiche, riuscendo a intrappolare microsfere sintetiche e batteri\cite{Ashkin:86}. Per questo risultato gli fu conferito il premio Nobel nel 2018, \emph{``per le pinzette ottiche e le loro applicazioni ai sistemi biologici''}.
@ -410,7 +413,7 @@ Il risultato netto dei due contributi è che la microsfera tendera ad occupare u
posizione di equilibrio nel punto in cui i due contributi si cancellano e, se
posizione di equilibrio nel punto in cui i due contributi si cancellano e, se
perturbata, risentirà di una forza di richiamo verso la posizione di equilibrio.
perturbata, risentirà di una forza di richiamo verso la posizione di equilibrio.
Una risultato qualitativamente identico è dimostrabile nel limite dell'ottica
Un risultato qualitativamente identico è dimostrabile nel limite dell'ottica
geometrica, quando la particella è al contrario di dimensioni molto maggiori
geometrica, quando la particella è al contrario di dimensioni molto maggiori
alla lunghezza d'onda intermedia.
alla lunghezza d'onda intermedia.
@ -432,4 +435,18 @@ Il valore di $k$ per una certa trappola ottica, come vedremo, può essere
determinato attraverso un'apposita procedura di calibrazione che sfrutta
determinato attraverso un'apposita procedura di calibrazione che sfrutta
la diffusione della microsfera all'interno della trappola.
la diffusione della microsfera all'interno della trappola.
Inoltre è necessario considerare l'effetto degli urti con le molecole della
soluzione liquida in cui la sfera è immersa, che hanno i due seguenti effetti:
\begin{itemize}
\item La presenza di un attrito viscoso, proporzionale alla velocità relativa
della sfera rispetto al fluido
\item La fluttuazione della sfera rispetto alla posizione di equilibrio (moto browniano).
\end{itemize}
Grazie alla termodinamica statistica è possibile mettere in relazione lo spettro
delle fluttuazioni di posizione di una sfera intrappolata con il parametro $k$ della
forza elastica di richiamo. In questo modo, una volta determinato $k$, è possibile mettere
in relazione il valore delle forze esterne agenti sulla sfera con il suo