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@ -1,4 +1,4 @@ |
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\chapter{Risultati e discussione} |
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\chapter{Conclusione} |
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\label{cap:results} |
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Nello svolgimento di questo lavoro di tesi è stata esplorata la possibilità |
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@ -6,7 +6,63 @@ di utilizzare tecniche di microscopia e manipolazione ottica avanzate e |
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ultraveloci per caratterizzare le proprietà meccaniche di complessi di |
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biomolecole interagenti. |
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La scelta di osservare queste interazioni in un ambiente estremamente |
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controllato, dove un insieme minimo "funzionale" di biomolecole viene |
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isolato dal resto del rumoroso ambiente cellulare, è stata dettata dalla |
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necessità di raggiungere |
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Queste proprietà, in particolare la dipendenza delle caratteristiche dinamiche |
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delle interazioni da sollecitazioni meccaniche esterne e la loro modulabilità, |
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sono alla base della \textit{meccanotrasduzione}, ovvero di ogni processo |
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che consente la traduzione di un segnale di tipo meccanico in segnali |
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biochimici capaci di alterare il funzionamento di cellule e organismi. |
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Per decifrare i meccanismi fondamentali alla base della meccanotrasduzione |
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è stato considerato un approccio in cui un insieme minimo |
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``funzionale'' di biomolecole viene isolato dal resto del rumoroso ambiente |
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cellulare, in modo da poter controllare con estrema precisione la posizione |
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e il numero delle molecole interagenti, e da poter rilevare e caratterizzare |
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anche interazioni transienti e di breve intensità, con tempi di vita media |
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inferiori al millisecondo. |
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La scelta di un approccio di questo tipo, se da una parte consente |
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l'osservazione e la caratterizzazione di meccanismi di interazione altrimenti |
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invisibili, è però intrinsecamente limitata dalla necessità di porre il |
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sistema in condizioni molto diverse da quelle fisiologiche, in cui un numero |
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elevato di molecole diverse in natura è responsabile delle proprietà |
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meccaniche dei tessuti cellulari e della formazione e modulazione di segnali |
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biochimici. |
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Con questo lavoro di tesi si è voluto mostrare come questa limitazione sia |
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tecnicamente superabile andando ad accoppiare, a tecniche di spettroscopia |
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di forza già regolarmente utilizzate, schemi di microscopia di singola |
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molecola. |
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Così facendo, infatti, è possibile aumentare il numero di molecole |
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osservate nello stesso tempo: mentre l'interazione tra due molecole viene |
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monitorata accuratamente sotto condizioni meccaniche controllate, |
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l'eventuale attivazione di cofattori terzi interagenti può essere rilevata |
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grazie alla microscopia di fluorescenza. |
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Correlando temporalmente queste due informazioni in un unico esperimento, è |
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possibile caratterizzare e quantificare una serie di meccanismi fondamentali |
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per la meccanotrasduzione molto più ampio di quello esplorabile con le |
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due tecniche separatamente. |
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Per combinare efficacemente un sistema di spettroscopia di forza |
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ultraveloce basato su pinzette ottiche con schemi di microscopia di singola |
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molecola è necessario confrontarsi con una serie di limitazioni sia di |
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natura ingegneristica che teorica. |
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In particolare, è necessario evitare ogni possibile \textit{crosstalk} tra |
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le differenti modalità di acquisizione usate allo stesso tempo senza però |
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ridurre la qualità, in termini di rapporto segnale/rumore, |
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dei dati acquisiti. |
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Per questo motivo, anche se le tecniche di microscopia di singola molecola |
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e di spettroscopia di forza risultano usate routinariamente da qualche |
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tempo, non è stata ancora ancora sufficientemente esplorata la possibilità |
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di un loro uso combinato in biofisica. |
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Con questo lavoro di tesi si è realizzato un apparato di misura in grado |
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di combinare la rilevazione in fluorescenza di singola molecola alla |
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spettroscopia di forza \textit{force-clamp}, dimostrando la possibilità |
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di ottenere misure di interazione con la stessa precisione e sensibilità |
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raggiungibili in un apparato di spettroscopia force-clamp isolato. |
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Inoltre, è stata esplorata la possibilità di sfruttare le proprietà ottiche |
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dei materiali usati negli esperimenti per incrementare il rapporto |
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segnale/rumore in microscopia di fluroescenza. |